D&D Balsorano
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

D&D Balsorano

Tra gloriose vittorie e amare sconfitte l'avventura di un gruppo di eroi continua.
 
IndiceIndice  Ultime immaginiUltime immagini  CercaCerca  RegistratiRegistrati  AccediAccedi  

 

 Azighos, il Bastardo

Andare in basso 
AutoreMessaggio
Lucajim
Admin



Messaggi : 9
Data di iscrizione : 10.01.19

Azighos, il Bastardo Empty
MessaggioTitolo: Azighos, il Bastardo   Azighos, il Bastardo EmptyGio Gen 17, 2019 3:24 pm

Azighos


Ultima modifica di Lucajim il Sab Feb 09, 2019 1:34 pm - modificato 2 volte.
Torna in alto Andare in basso
Lucajim
Admin



Messaggi : 9
Data di iscrizione : 10.01.19

Azighos, il Bastardo Empty
MessaggioTitolo: Re: Azighos, il Bastardo   Azighos, il Bastardo EmptySab Gen 26, 2019 11:01 pm

Azighos il bastardo


Mi chiamo Azighos, ho ventisette anni, sono uno studioso delle arti arcane e adoro fumare la mia pipa. Sono nato a Deadsnow, un anonimo villaggio commerciale situato in una delle innumerevoli ed anonime vallate alpine delle Marche d’Argento, famoso solo per la bramosia dei cercatori d’oro, uomini senza dio e senza scrupoli, che da anni orma infestano la zona.
Da piccolo odiavo stare lì, e odiavo ancor di più la gente: il loro modo di fissarmi, il loro sussurrare alle mie spalle pensando che io non potessi sentirli; come se essere dei bastardi fosse una colpa mia e di mio fratello, come se essere abbandonati dal proprio amante da un giorno all'altro fosse colpa di quella “puttana” di mia madre. Non avevo molti amici e non mi interessava neanche averne, d'altronde a me piaceva stare in casa, studiare la magia, la natura, la storia, le religioni... finché potevo vivere nel Mio Mondo, quello delle imprese fantastiche di cui leggevo e sognavo, che senso aveva dovermi confrontare con la realtà fatta di buzzurri come le persone di quella dannata cittadina?
Tuttavia, ad un certo punto, mi accorsi che le capacità magiche che stavo provando a sviluppare grazie ai libri che avevo avuto grazie a mia madre iniziavano a starmi strette. A Deadsnow l’unico commercio contemplato era (ed è ancora, sono pronto a scommetterci) quello di oro, gioielli e artefatti di quel tipo, non potevo alimentare la mia sete di conoscenza senza qualcosa, o qualcuno, che avesse le capacità e fosse in grado di aiutarmi. Così decisi di partire per l’unico luogo che potesse darmi ciò di cui avevo bisogno, ciò che bramavo: il Collegio della Signora a Silverymoon.
Fortunatamente non ebbi bisogno di lavorare come tuttofare per l’accademia per mantenermi la retta, d'altronde mia madre aveva un buon giro di affari e i soldi in casa non sono mai mancati, così entrai subito come studente. Quello fu per certo il periodo più felice della mia vita: oltre al collegio dove studiavo visitai l’enorme biblioteca della Volta dei Saggi, potei leggere i testi filosofici e le poesie della Sala del Tramonto Eterno, conobbi grandi maghi e stregoni, tra cui i miei docenti e, soprattutto, finalmente, ebbi dei veri amici, persone con cui potessi relazionarmi che avessero i miei stessi interessi e alle quali non interessava nulla se fossi un bastardo o meno. Conobbi molte persone, ma una aveva un’influenza particolare su di me: Rodion, un elfo originario di Silverymoon; forse perché era uno dei migliori della mia classe, forse per la sua capacità di avere sempre la risposta giusta alle domande degli insegnanti, forse per la sua aria tenebrosa e misteriosa, o forse per tutte queste cose insieme, insomma in sostanza diventò il mio punto di riferimento.
Il lato oscuro della magia aveva per lui un certo fascino, e dopo essere entrati in confidenza non me ne faceva mistero; parlava sempre di come desiderasse entrare in questa sorta di organizzazione, gli Zhentarim, poiché aveva sentito parlare di un tale di nome Manshoon, a suo dire il mago più potente del Faerûn, e diventare suo allievo per apprendere da lui quella che chiamava “La Vera potenza della Magia, non i trucchi da quattro soldi che impariamo qui dentro”. All'epoca sinceramente non sapevo nulla di questa misteriosa organizzazione e, data la mia grande ammirazione per lui, non potevo immaginare che parlasse con tale meraviglia di uno dei maghi più temuti della terra, così, da idiota quale ero, iniziai davvero a pensare che quella potesse davvero essere anche la mia strada.
Una sera ci incontrammo in taverna come sempre, ma mi accorsi subito che in lui c’era qualcosa di diverso: sembrava avesse una strana luce negli occhi, non aveva il suo solito sguardo annoiato e distante, tutto il contrario! Si sedette vicino a me e, dopo avermi fatto giurare di non parlarne con nessuno, per nessuna ragione, mi raccontò di come fosse riuscito a diventare una spia degli Zhentarim, del suo incarico all'interno dell’accademia e di come questa rappresentasse la grande occasione della vita per lui e per me. Fui da subito titubante riguardo la sua richiesta di unirmi all'organizzazione, c’era qualcosa che mi tratteneva dall'accettare, così temporeggiai dicendogli che ci avrei pensato su. Passò del tempo, lui aveva cominciato a fare dei lavoretti segreti per gli Zhent e ogni volta che riscuoteva la ricompensa se ne vantava con me: “Cosa aspetti ad unirti, sciocco! Nel giro di qualche tempo faremo grandi cose!” ma io resistetti alla tentazione: in fondo stavo già realizzando il mio sogno, mi ripetevo, stavo già diventando più bravo con la magia e in fondo non avevo certo bisogno di soldi.
Infatti, con il passare degli anni cominciai a distinguermi anche io all'interno dell’accademia. Una volta ad esempio, in una delle lezioni sul campo nella quale eravamo stati divisi in diversi gruppi con l’obbiettivo di trovare una runa magica situata all'interno di una vecchia caverna, dove era stato trascritto l’incantesimo Ragnatela (il “trofeo” per la squadra che fosse arrivata per prima). La missione non era esente da pericoli, nonostante la supervisione degli insegnanti: la cava infatti era infestata da diverse bestie, che riuscimmo a sconfiggere piuttosto facilmente, e soprattutto dei tranelli posti in determinati punti dagli esperti di sigilli dell’Accademia, ma grazie soprattutto al mio intuito e alle mie conoscenze fummo i primi a raggiungere il luogo dove era stata nascosta la runa magica e vincemmo la gara. Nel mio primo incarico ufficiale per il Collegio invece, avevo il compito insieme a Rodion e Arken il Glaciale, potente stregone, nonché maestro Invocatore, di scortare un vecchio nobile di Silverymoon a Waterdeep. Io mi sentii orgoglioso di essere stato scelto per una missione così importante tra tutti i miei compagni, ma potevo vedere lontano un miglio che l’apparente gioia di Rodion era in realtà del tutto falsa. Avevo la sensazione che ritenesse una perdita di tempo il fare da badante ad un vecchio bavoso, ed ebbi il sentore che la cosa non sfuggì neanche ad Arken. Ad ogni modo la missione si rivelò meno tranquilla del previsto: fummo ripetutamente attaccati da banditi, orchi e da dei membri di quello che chiamano Culto del Drago. Questo portò ad un protrarsi della missione per più tempo di quello che era stato stimato, difatti il nostro viaggio durò quasi due anni, ma così avemmo modo di capire cosa significasse rischiare la vita per una missione, e che la magia non era solo quella che imparavamo dentro l’Università. D'altronde Arken, famoso per la sua severità, ci disse chiaramente che sarebbe intervenuto solo in caso di grande pericolo, cosi sia io che Rodion avemmo modo di “farci le ossa” sul campo. In una missione procacciata da Esklindar (custode dell’Accademia delle Mappe) invece ebbi modo di passare molti mesi alla ricerca di un particolare artefatto perduto nelle Dalelands, cosa che mi permise di vedere in prima persona chi fossero davvero gli Zhentarim: subdoli manipolatori e sfruttatori, nonostante Rodion cercasse di convincermi del contrario. Detto ciò, effettivamente, non diedi molto peso alla questione, tanto ero concentrato per la missione affidatami da Esklindar, il quale era probabilmente il mio insegnante preferito per la sua incredibile conoscenza della storia e della letteratura umana e la sua continua ricerca di ulteriori nozioni da apprendere, qualità tra l’altro che egli stesso confessò di rivedere in me. Potevo infatti vantare la fama di essere uno dei migliori studenti di Storia del Faerûn che l’Accademia avesse mai avuto, grazie alle ore che continuavo a investire nella lettura di testi antichi, e difatti nei classici esami di fine anno sulla parte teorica del programma risultavo sempre il migliore, venendo regolarmente premiato con rari libri, cimeli e a volte anche nuovi incantesimi. Arrivai anche secondo in tutti i tornei di magia organizzati come spettacolo di fine anno dove era possibile per noi mettere in pratica (quasi) tutto ciò che avevamo appreso sulla parte pratica durante l’anno. Non sto neanche a raccontare chi, per tre anni di fila, mi batteva costantemente; ma in fondo a me andava bene che i migliori del nostro anno accademico fossimo stabilmente io e il mio migliore amico, l’uno per le capacità magiche e l’altro come conoscitore delle leggi che regolano le stesse.
Purtroppo per me però, tutto questo stava per terminare, e rimpiango ancora di non aver agito diversamente. L’essere stato fedele al mio amico mi portò all'espulsione: difatti Rodion, dopo qualche tempo, era riuscito a distinguersi per le sue abilità magiche tra le nuove leve degli Zhent e aveva pertanto ricevuto il compito di rubare delle missive segrete dallo studio di Eltro Miresk, Primo Mago dell’Accademia. Ma, come era facilmente immaginabile, nonostante le sue indubbie qualità, non era certo in grado di riuscire ad ingannare uno dei più grandi maghi della città. Una notte si camuffò e tentò di entrare nel suo studio ma, scoperto immediatamente, fu costretto alla fuga. Quando scoppiò lo scandalo di uno studente traditore, scoprii che la nostra amicizia e le nostre conversazioni non erano passati inosservati e che lui mi aveva soltanto usato: eravamo tenuti d’occhio da qualche tempo dalle autorità che si erano accorte che una Spia Zhent lavorava sotto copertura nell'Accademia, ma soprattutto, aveva nascosto le prove per incastrarmi (la spilla di appartenenza, varie lettere false e delle bozze del suo piano). Scappando lasciò dietro una lettera in cui scriveva di sapere della mia appartenenza all’organizzazione e che non aveva parlato di me per la sua “amicizia”. Il risultato di tutto ciò fu la mia espulsione a vita dall'Università, e la prigionia, cosa che fortunatamente evitai perché scoprirono che parte delle “prove” che aveva lasciato dietro erano false, ma fui comunque etichettato come traditore della città. Lui invece, sparì dalla circolazione ed immagino sia a pieno titolo tra i ranghi Zhent.
In me crebbe un odio incredibile nei confronti di quello che un tempo credevo fosse stato mio amico, e invece aveva tradito in maniera così infame la mia fiducia. Tornato a Deadsnow cominciai a lavorare nell'oreficeria di mia madre, non avevo prospettive migliori in quel momento e sinceramente ero diventato come apatico verso il mondo, passavo le giornate senza neanche più studiare per conto mio. Qualche tempo dopo mio fratello, che nel frattempo era diventato un tenente della guardia cittadina, mi propose di unirmi ad essa, in modo da sfruttare le mie doti da incantatore. Accettai svogliatamente anche questa proposta, cosa avrei dovuto fare in fondo? Sorvegliare le strade di Deadsnow? Impedire che due cerebrolesi si ammazzassero perché dovevano fare a gara di chi fosse più idiota? Non avevo interesse per questo, ma in qualche modo dovevo guadagnare qualche denaro che non provenisse dalle tasche di mia madre ed occupare le giornate.
Dopo circa due anni, qualcosa in me si smosse. Mi cadde l’occhio su un vecchio libro sulle avventure di antichi eroi, e di colpo mi ritornarono alla mente tutti i miei sogni: diventare un grande conoscitore delle Arti Arcane, viaggiare e vedere i luoghi mitici del Faerûn, scrivere dei libri e, soprattutto, vendicarmi di colui che mi aveva fatto rinunciare a tutto questo… Avevo lasciato che lo sconforto per l’espulsione dalla scuola mi bloccasse, ma giurai a me stesso che non sarebbe successo mai più e che l’avrei fatta pagare a Rodion. Presi il mio libro degli incantesimi, i miei oggetti più cari, i soldi che avevo racimolato in questo periodo, salutai mia madre e mio fratello, feci cadere una piuma su una mappa del Faerûn e fu così che partii alla volta di Baldur’s Gate.
Una volta giunto a destinazione cercai di ambientarmi in questa metropoli, cominciando a lavorare per un vecchio orafo, Narsell, di cui avevo avuto il contatto da mia madre. Pensavo sarebbe stato come ai tempi del mio trasferimento a Silverymoon, ma mi accorsi che qualcosa in me era cambiato: non avevo lo stesso spirito di voler fare amicizia con qualcuno, stavo bene da solo e soprattutto volevo evitare contatti con gli elfi, razza infame di ambiziosi senza cuore, tranne che per un’eccezione: la figlia di Narsell, Lavinia, una mezzelfa bella e forte, con un grande senso della giustizia che incontrai qualche mese dopo il mio arrivo, al suo rientro da un lungo viaggio. Scoppiò subito qualcosa di bello e passionale tra noi, qualcosa che non avevo mai sentito né provato nei confronti di nessun altro, e di nuovo la mia voglia di viaggiare nel Faerûn venne meno. Ma questa volta era diverso: stavo bene con lei, non mi mancava nulla e guadagnavo ancora meglio dopo che il vecchio Narsell seppe del nostro fidanzamento. Cominciai così a trascorrere una vita tranquilla, dividendo il mio tempo tra l’oreficeria di Narsell, la biblioteca, i miei studi e la mia amata…
L’altra sera, mentre ci trovavamo in taverna, si sono seduti al nostro tavolo 2 giovani avventurieri, un umano sulla trentina e un elfo spocchioso, i quali, da quel che ho capito, sono stati nominati Eroi della Valle del Vento Gelido. Dapprima, tra me e me, ho pensato “Oh, si fanno chiamare eroi per aver ammazzato qualche orco decerebrato in una valle la cui esistenza è quasi dimenticata nel resto del Faerûn… che idioti” ma proprio quando stavo per cominciare a fare il sarcastico sulle loro “imprese” un particolare ha catturato la mia attenzione: Zhentarim. Sono andati a chiedere informazioni riguardo la leggenda della quale stava cantando un bardo nella sala e hanno iniziato a confabulare sul come questo gli permettesse di continuare ad indagare sull'organizzazione, così mi sono pian piano interessato alla cosa e ho deciso di unirmi a loro. Domani partiremo e chissà, forse questo chierico silenzioso e l’elfo idiota mi aiuteranno a vendicarmi della mia nemesi…
Azighos, il Bastardo Azigho10
Torna in alto Andare in basso
 
Azighos, il Bastardo
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» Azighos, un vecchio compagno

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
D&D Balsorano :: Sezione PG :: Schede PG-
Vai verso: