D&D Balsorano
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D&D Balsorano

Tra gloriose vittorie e amare sconfitte l'avventura di un gruppo di eroi continua.
 
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 Un'Antica Maledizione

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MessaggioTitolo: Un'Antica Maledizione   Un'Antica Maledizione EmptyVen Feb 22, 2019 8:15 pm

Hammer 8

Il gruppo di avventurieri si trattenne più del previsto ad Eveningstar. L'ambiente era tranquillo, la presenza di Dunman come Arpista di rango elevato rassicurava il gruppo ed era un'occasione per riposarsi un po'.
Quel giorno c'era il mercato: parecchia gente era arrivata in città ed infatti le strade e la piazza del mercato si erano subito affollate all'inverosimile. Tra un'attività e l'altra i giovani passarono la giornata in tranquillità. L'elfo ed Akama erano separati dal resto del gruppo, nei giorni precedenti Galadhon si fece vivo solo una volta mentre il resto del tempo lo passava in giro col suo nuovo lupo al di fuori della cittadina. Gildartz, Azighos, Vyzen sono stati più o meno tutto il tempo insieme. Quella sera dovevano incontrarsi con Raskol nella locanda dell'Unicorno Dorato ed infatti si diressero lì.
La taverna era affollata, gente di tutti i tipi riempiva tutti i tavoli ed il bancone mentre Raskol riuscì a tenere 3 posti per il gruppo. Nella locanda c'era anche un bardo che intratteneva gli avventori con canzoni di antiche gesta e spaventosi mostri. Raskol decise di offrirgli da bere e questo, riconoscente, si avvicinò per ringraziare il mago. Si presentò ai 4 come Lilesgot e quando gli altri si presentarono rimase impressionato da Gildartz (un po' per le sue conoscenze storiche, un po' perché comunque fu Dunman a chiamarlo e a farlo arrivare dalla vicina Arabel): appena il chierico infatti si presentò a lui, il bardo eccitatissimo cominciò a suonare una ballata che raccontava le gesta degli Eroi della Valle del Vento Gelido attirando tutti gli avventori della taverna che festeggiarono Gildartz come un grande eroe. Il gruppo familiarizzò subito con lui ed infatti, dopo aver finito di fare caciara, si unì al tavolo.
Fecero tardi quella sera, infatti tracannarono un sacco di cervogia, e rimase solo un vecchio in un angolo a suonare il suo flauto a volume molto basso. Incuriositi, e dato che c'erano solo loro, si avvicinarono al vecchio. Costui raccontò loro di un antico re, di un'antica civiltà oramai perduta nei secoli in un antico deserto, una piramide al centro dello stesso e tante, ma tante ricchezze al suo interno.
C'è chi come Vyzen la prese come un'avventura da fare per garantirsi il ricavato della vendita di antichi tesori, c'è chi come Azighos e Gildartz volevano vedere il valore di Raskol che a sua volta voleva dimostrarlo e c'era Lilesgot che voleva aiutare Gildartz (ed anche proteggere il gruppo).
Si prepararono la mattina dopo e nel primo pomeriggio partirono. Strizzarono l'occhio ad Arabel, superata già dopo il primo giorno di viaggio con la loro carrozza e i loro due cavalli, ma sempre con l'intenzione di andarci appena possibile, e proseguirono per le pianure dove era stata indicata loro la fantomatica piramide. Il viaggio proseguì senza intoppi, incontrarono solo un mercante, fino al sesto giorno quando cominciarono ad addentrarsi in una zona che del Cormyr poco si conosce e brulla: furono costretti a scendere dalla carrozza e Vyzen, tramite i suoi poteri, riuscì a spostare la carrozza un po' alla volta, rallentando il gruppo ma era l'unico modo per far sì che i cavalli riuscissero a spostare la carrozza stessa. Una tromba d'aria, una tempesta di polvere, investì il gruppo facendo spaventare i cavalli e facendoli fuggire e così il gruppo rimase a piedi. Dal nulla comparì quella che sembrava essere la piramide che cercavano.
Si avvicinarono: era imponente e sinistra. Lilesgot ed Azighos si avvicinarono per esaminarla: nessuno dei due aveva mai sentito parlare di un deserto in quelle zone o di una piramide al centro dello stesso. Fatto sta che quando Lilesgot provò a toccare la struttura vicino a lui si aprì nel terreno un buco dal quale uscirono degli scheletri che subito attaccarono il gruppo ma furono ovviamente distrutti in pochi secondi.
Gli avventurieri entrarono nella struttura: un lungo corridoio buio pesto li portava nel sottosuolo. Il gruppo, con alla testa Gildartz e Lilesgot che illuminavano la zona, discesero il corridoio trovandosi poi a dover superare delle trappole per entrare in una stanza. Quella stanza era enorme: nella piramide c'era un'altra piccola piramide con una sfera flebilmente illuminata sulla sommità e tre aperture sui tre lati inesplorati che portavano in altre 3 enormi stanze. Decisero di esplorare la zona est della piramide e, dopo aver evitato qualche trappola, si trovarono davanti quella che sembrava essere una camera mortuaria.
Gildartz, Azighos e Vyzen si prepararono al peggio mentre il coraggioso, o più propriamente sconsiderato, Lilesgot tentò di aprire la tomba più grossa della stanza. Fu afferrato da un qualcosa che c'era all'interno e riuscì a recidere quella mano ammuffita, mentre il resto del gruppo si preparò per distruggere tutto ciò che stava uscendo dalle altre tombe: un esercito di non morti. Inizialmente gli sforzi del gruppo si concentrarono su ciò che Lilesgot aveva risvegliato: il bardo cominciò ad usare le sue capacità per rendere il gruppo più forte, il chierico si frappose tra il gruppo e i nemici, Vyzen cominciò a sparare sassate a più non posso e i due maghi cercavano di tenere sotto controllo la situazione. Forse Raskol era più impacciato, se ne accorsero tutti che durante quello scontro non stava utilizzando tutto il suo potere. La lotta fu dura: la maledizione della mummia colpì alcuni di loro, come Vyzen, ma riuscirono pian piano a distruggere quell'ammasso di pelle, bende e ossa e trovarono, tra le varie cose, un'antica chiave. Azighos e Gildartz saggiamente decisero di riposare al di fuori di quel luogo. Raskol, grazie ai suoi incantesimi aveva protetto per tutto il viaggio, durante la notte, il gruppo e continuò a farlo anche durante quel riposo. Rientrarono la mattina dopo: questa volta andarono nell'ala ovest della struttura e nelle loro orecchie dei suoi infernali riecheggiavano sinistri. La stanza era spoglia, senza niente all'interno, fatto salvo di una porta con delle scritte illuminate su di essa con caratteri mai visti prima. Lilesgot utilizzò un incantesimo per capire cosa fosse e da dove provenisse quel suono infernale e capì che probabilmente quello era un portale per un altro piano: problemi, un sacco di problemi.
La porta aveva una serratura, ma non andava: probabilmente dovevano decifrare la scrittura per poterla sbloccare. Così non gli restò altro da fare che provare l'ala nord: anche questa sembrava spoglia, anche se dei tentacoli enormi attaccarono il gruppo e catturarono Vyzen e Gildartz che non senza difficoltà riuscirono a liberarsi. Lilesgot, che poco poteva fare, cominciò a suonare il suo liuto magico potenziando i suoi compagni, mentre i due maghi cercavano di capire cosa diamine fosse quella creatura che li attaccò dall'alto. Raskol venne ad un certo punto inghiottito poiché questa divorò il pavimento sotto di lui e Lilesgot si tuffò come un pazzo per cercare di recuperarlo. Azighos tra fulmini ed altre magie tentò in tutti i modi di distruggerlo, stessa cosa Vyzen con le sassate, ma Gildartz capì che anche quella creatura era un non morto: concentrò il potere di Pelor nelle sue mani e le poggiò sulla superficie schifosa di tale creatura che si accartocciò su sé stessa morendo e scivolando in un tunnel da lei scavato. Lilesgot usò le sue pozioni per rivitalizzare Raskol e Vyzen andò a recuperarli.
Trovarono il modo per decifrare quelle scritture, ma la fatica si fece sentire e decisero di riposare nuovamente. Raskol, forse intimidito da ciò che aveva udito il giorno prima, decise di non rientrare nella piramide. A nulla sono serviti gli incoraggiamenti di Azighos e Gildartz, infatti rimase fuori.
Entrarono in 4.
Lilesgot e Vyzen cercarono di capire quella iscrizione e proprio il cineta ci arrivò prima di tutti: "L'Anima di un Dio Vive per Sempre". Lilesgot organizzò il gruppo facendoli preparare: aprì la porta ed una fiammata investì i tre che si erano preparati. Decisero di entrare, ignari di ciò che li stava aspettando dall'altro lato: il Flegesto, il quarto strato dei Nove Inferi di Baator,. Simile al piano elementale del fuoco, era una distesa di fuoco, fumo e distruzione. L'aria era quasi irrespirabile e le fiamme quasi bruciavano le loro carni. Un'entità accolse il gruppo: un Osyluth, molto antico, che sarebbe un servitore di Mammon l'Arciduca del terzo strato dei Nove Inferi. Perché era nel quarto strato?
Costui si rivelò per quello che era realmente: l'antico Re degli Askari, l'antica civiltà che costruì la piramide, che tramite un rituale ha venduto l'anima ad un diavolo dei nove inferi e fu questo Osyluth ad impadronirsene rendendo di fatto immortale lo scellerato Re.
Lo scontro cominciò: il diavolo evocò degli esseri di fuoco, degli elementali del fuoco, che si scagliarono contro il gruppo. Gildartz subito cercò lo scontro con il diavolo, così come Vyzen, mentre Azighos dalle retrovie cominciò ad organizzarsi per poter fulminare i suoi avversari, Lilesgot invece con un incantesimo sparì ma subito dopo da qualche parte in quella zona degli inferi la sua musica cominciò ad incoraggiare il gruppo. Una palla di fuoco nero sbucò dal nulla colpendo in pieno il gruppo. Vyzen distrusse un elementale, Azighos un altro, Gildartz si frappose tra il gruppo e il Diavolo d'Ossa. Lilesgot mise a tacere per qualche secondo la creatura che lanciò la palla di fuoco nero, era un servo degli inferi, ma si spostò dalla zona e ne sparò un altra ferendo l'intero gruppo. Intanto il diavolo telepaticamente minacciò tutti e si stava divertendo a massacrarli. I colpi di Gildartz non sembravano sortire effetto, così come i fulmini, o i soffi gelidi di Azighos, l'unico che sembrava picchiare più forte era Vyzen. Gildartz però fu costretto a prodigarsi più volte per tenere su i suoi amici che tra le fiamme infernali, le palle di fuoco e i colpi del diavolo: il gruppo stava per crollare. I tre usarono i loro poteri mitici per resistere e non morire ma Vyzen prese un colpo dal pungiglione del diavolo quasi letale e cadde a terra privo di sensi. Lilesgot tentò in tutti i modi di bloccare quel servitore: evocò una nube illusoria che teneva a bada tutti gli elementali rimasti, purtroppo non ebbe effetto sul diavolo, e si frappose tra il servitore ed il resto del gruppo e rimase invisibile. Fortunatamente il servitore non colpì tutti, ma purtroppo colpì il già gravemente ferito Vyzen con la sua palla di fuoco nero e con un altro incantesimo tentò di oscurare la vista a tutti: prese una palla di ferro infernale nera e la infuse con Profonda Oscurità e la lasciò cadere nei pressi del bardo. Lilesgot fortunatamente capì qual era la zona in cui la sfera cadde e si tolse il mantello, lo illuminò con l'incantesimo luce e coprì la sfera ridando a tutto il gruppo la vista. Gildartz evitò tanti colpi a suon di parate di scudo o con la forza della sua armatura incantata, ma prese dei colpi quasi fatali: riuscì a curare sé stesso e Vyzen che insieme ad Azighos, che instancabilmente, o quasi, continuò per tutta la durata dello scontro a fulminare il diavolo. Il mago oramai lo aveva ridotto malissimo e questo evocò 4 scheletri che poi si unirono al diavolo stesso, rendendolo più spaventoso di prima. Il mago era allo stremo delle forze, così come il cineta: Gildartz raccolse le sue ultime forze e fulminò il diavolo con luce divina invocando Pelor e sfidando il diavolo a viso aperto. Il diavolo mancò il colpo e i tre riuscirono a buttarlo giù facendolo diventare un mucchio d'ossa.
Dietro di loro Lilesgot era tornato visibile ma riuscì a tenere a bada il servitore stordendolo ripetutamente. Vyzen lo distrusse con un'ondata cinetica devastante.
In quel momento il gruppo si sentì il mondo crollare addosso. Il portale si chiuse e la pergamena letta da Lilesgot recitava un rituale nel quale uno di loro doveva sacrificare la propria anima per riaprirlo e tornare nel piano materiale. Lilesgot pregò il resto del gruppo di legarlo ed imbavagliarlo subito dopo aver effettuato il rituale e sacrificò la sua anima. Il gruppo giurò solennemente di tornare a prenderla.
Poco prima della conclusione del rituale un altro portale si aprì e dietro di loro venne evocata un'Erinni: l'anima di Lilesgot uscì dalla sua bocca, il bardo svenne immediatamente, per poi essere divorata dal diavolo appena evocato. Questa sguainò la spada ed intimò loro di fuggire immediatamente e di ringraziare la sua benevolenza.
Il gruppo trascinò il bardo fuori da lì attraverso il portale per poi portarlo fuori dalla piramide. I tre rimasero in silenzio per tutto il resto del tempo mentre cercavano una soluzione per salvare colui che li aveva tanto aiutati in quell'avventura.
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MessaggioTitolo: Re: Un'Antica Maledizione   Un'Antica Maledizione EmptyLun Mar 11, 2019 4:04 pm

In quello strano deserto nulla sembrava avere senso.
Azighos non lo ricordava in nessun libro ed era sicuro che lì non dovesse esserci, ma la vicinanza con la città di Tilverton, stando ai loro calcoli, li preoccupava e non poco: che fosse stata la famosa città volante a ridurre così quel territorio? Oppure è opera di ciò che, con i secoli, stava uscendo fuori di nuovo dal terreno (la piramide)?
Gildartz prese Lilesgot sulle spalle ed il gruppo si incamminò verso ovest ma, senza la guida di Galadhon, si perse subito in quella terra spoglia ed arida. Senza saperlo il gruppo si stava dirigendo verso nord dove trovarono le rovine di quello che sembrava essere un antico villaggio umano. Dalle rovine partiva un sentiero che conduceva a nord. Durante la notte si accamparono dentro una delle rovine per trovare riparo, Lilesgot oramai era cosciente di nuovo e stava architettando la sua fuga: riuscì a slegarsi senza che gli altri potessero accorgersene.
Quella notte, durante il turno di guardia di Azighos il bardo fuggì e se ne accorse solo Vyzen appena sveglio (probabilmente Azighos deve essersi appisolato durante il turno di guardia).
Dopo un momento di panico Vyzen chiamò a raccolta tutti ed Azighos e Gildartz partirono verso nord per ritrovare quel bardo che oramai era totalmente cambiato. Gildartz utilizzò i suoi poteri divinatori per cercare di avere qualche indizio e nella visione vide chiaramente un albero caduto e Lilesgot che si arrampicava da qualche parte. Raskol e Vyzen rimasero nell'accampamento di fortuna a fare la guardia.
Raskol durante la notte fu colpito da qualcosa di arcano proveniente dal sottosuolo che lo costrinse al sonno, mentre Vyzen, che mandava maledizioni al mago, perlustrava la zona senza sosta.
Il mago e il chierico arrivarono ad un albero sulla strada che sembrava essere stato distrutto da un fulmine ma non aveva segni di bruciature e da in lontananza videro una grossa ombra irregolare e quasi tondeggiante. Azighos utilizzò un incantesimo per cercare di capire cosa diamine fosse e scoprì che tutto ciò che vedeva era costituito di trama magica, anche sé stesso e Gildartz: in quel momento forse cominciò a capire cosa stava succedendo loro, ma non ne era ancora sicuro. Comunque i due si diressero verso quell'ombra fino a quando non si palesò davanti ai loro occhi che quella roccia in realtà era un enorme masso, grande come un palazzo reale. I due percepirono con i loro poteri Lilesgot, così come lui percepì loro che li intimò di non proseguire oltre o avrebbe utilizzato un artefatto donatogli direttamente da una divinità. Azighos convinse Gildartz a tentare la scalata con un incantesimo: i due volarono fino a raggiungere la cima dove videro Lilesgot con un cannocchiale mentre scrutava l'orizzonte: la trama si interrompeva bruscamente dopo forse altri 3 o 4 chilometri. Dopo essersi rassicurati a vicenda, gli eroi di Alto Corno e Lilesgot cercarono in qualche modo di collaborare e il bardo mostrò loro cosa aveva visto. Azighos si rese conto che quella era un'illusione e si sgretolò di fronte agli occhi di un incredulo Gildartz ed un preoccupato Lilesgot. Qualche minuto più tardi anche Gildartz ne divenne consapevole del fatto che quella fosse un'illusione e sparì: Lilesgot perse completamente la testa iniziando a ridere convulsamente.
I due si svegliarono in una baracca diroccata in mezzo alla puzza delle loro feci e urina, erano stati derubati di tutto ed erano legati: i loro corpi durante l'illusione hanno continuato le loro funzioni vitali ed infatti si sono svegliati tutti affamati e debilitati e facendo mente locale capirono che erano passati oramai ben 12 giorni. Quello che più era in pericolo era Raskol, mentre Vyzen con la sua costituzione di ferro riuscì a resistere di più. Il buon chierico e il mago svegliarono dall'illusione il resto del gruppo, ma non riuscirono a svegliare Lilesgot. Gildartz li nutrì e ristorò tutti e dopo una breve perlustrazione decisero di muoversi da lì. Raskol riconobbe bene o male il luogo che pressappoco era a nord di Eveningstar. Il gruppo cominciò la discesa di quella desolata collina fino ad arrivare ed attraversare il fiume. Nel frattempo erano arrivate le prime ore del mattino e poco distante da loro c'era la prima fattoria della città dove si fermarono, accolti gentilmente dai due fattori, per cercare informazioni e ristoro.
Forse infastiditi dalla situazione tutti tranne Vyzen fecero di tutto per andare via da lì e così fecero.
Una volta arrivati ad Eveningstar videro un bimbetto fuggire non appena li vide e pochi istanti dopo arrivò Dunman che li trascinò quasi di forza nella sua taverna: l'uomo spiegò loro cosa aveva fatto Galadhon e dopo l'ennesimo screzio con Raskol perse la pazienza sbattendolo a terra, pugnalandogli una mano e stordendolo. A nulla servirono i richiami di Vyzen in quel momento. Fatto sta però che una volta messo a tacere il mago Dunman si calmò ed insieme agli altri fece mente locale per cercare di trovare una soluzione sia al problema del rapimento e del furto sia per la faccenda dell'elfo: questo durante la notte appena passata è stato accusato dal Capitano delle Spade di Eveningstar, Marsilia Fulminpolvere, di aver ucciso due guardie durante la notte e c'erano molti indizi che riconducevano a lui tutta la faccenda.
Per prima cosa Galadhon discusse con una delle guardie che venne uccisa;
Seconda cosa l'elfo utilizzava arco e frecce e i due furono trovati tranciati da frecce acide;
Terza cosa un Capitano di Strada dei Draghi Purpurei incontrò Galadhon qualche ora dopo gli omicidi fuori da Eveningstar, ad un chilometro circa, e l'elfo cercò di evitare qualsiasi contatto con l'uomo che percepì la malvagità nel cuore dell'elfo: quest'ultimo però riuscì comunque a scappare.
Il gruppo quindi andò dal Capitano di Spade dei Draghi Purpurei per avere più informazioni sull'uomo che li aveva tratti in inganno: questo era un uomo barbuto, grasso e con un flauto che probabilmente aveva la capacità di incantare le persone. Purtroppo per loro, l'unico testimone fu ucciso dall'elfo, ma non prima di aver dato qualche dettaglio: questo infatti aveva un carro coperto con un telo nero e si dirigeva ad est, verso Arabel.
Il gruppo tornò in taverna da Dunman per riposarsi ed il giorno dopo Deularla, la moglie di Dunman, aveva preparato degli incantesimi su delle pergamene per Raskol ed Azighos.
La tranquillità di Dunman però fu turbata da Trasat, uno dei vecchi compagni della sua banda di avventurieri (Le Sei Splendide Spade), poiché un drago rosso era stato avvistato sui corni tempestosi orientali: nel Cormyr il drago rosso è parecchio temuto perché subito si riconduce ad un antico drago intrappolato su un altro piano da 5 potenti maghi, due dei quali dovettero dare la loro vita. Per questo motivo Trasat riunì tutti i membri delle Sei Splendide Spade per partire per una spedizione contro quel drago. Vyzen probabilmente si era infatuato del Capitano di Eveningstar e quindi per lui ogni scusa era buona per andarla a trovare: mentre cercava una soluzione per il suo compagno Galadhon spifferò a Marsilia cosa stavano progettando Dunman e Trasat e lei corse subito da loro pregandoli di non partire, tentativo vano ovviamente.
Alla fine il gruppo partì per Arabel, ma prima ovviamente lasciarono a Dunman il compagno Lilesgot del quale un cittadino di Eveningstar se ne sarebbe occupato. Il viaggio doveva essere tranquillo, un giorno e mezzo non era poi cosa così impegnativa, sono stati abituati a peggio (Gildartz passò da lande ghiacciate, a paludi infestate da ogni cosa per esempio). Purtroppo però durante la notte incontrarono un qualcosa di spaventoso: in lontananza videro un tizio gobbo dalle sembianze umane, con cinque lanterne che gli volteggiavano intorno e con un bastone in mano che si dirigeva verso di loro. Quando il gruppo si trovò a tu per tu con quell'essere poterono vedere quanto fosse macabro: vecchio, sembrava avere più 1000 anni, con occhi totalmente neri e quando sorrise loro tra il marciume della sua bocca e i suoi denti dei vermi si muovevano passando da parte a parte della sua bocca.
A quella scena ogni persona sana di mente avrebbe reagito in un solo modo: farsi i fatti propri. Ma non Raskol. "Bella giornata per viaggiare, vero?"
Quell'affermazione raggelò il sangue dei suoi compagni e fermò il sangue di Raskol. L'essere li aveva oramai superati ma a quelle parole si girò di scatto e senza aprire bocca il mago udì nella sua testa un sussurro che non fu in grado di capire: questo gli provocò un tremendo terrore. L'essere non aveva ancora finito: sbatté due volte il bastone a terra ed una tenue luce violacea entrò nel corpo di Raskol gelandolo completamente. Le sue gambe gli cedettero ed era in preda a brividi di freddo. L'essere sorrise di nuovo e riprese a camminare per la sua strada, verso Eveningstar.
Ciò che salvò Raskol fu una volontà di ferro e una incredibile dose di fortuna. Qualche minuto dopo passò la stessa guardia che incontrò Galadhon e dopo una breve chiacchierata, ed un rimprovero a Vyzen, proseguì verso Eveningstar per capire cosa fosse quella cosa incontrata da loro. Qualche ora dopo Raskol si svegliò di soprassalto e spaventatissimo: stava semplicemente passando un cavallo, ma riconobbe che era quello del Capitano di Spada appena passato ma senza il suo cavaliere.
Il gruppo proseguì dopo la nottataccia verso Arabel e dopo pochi minuti incontrarono dei tizi a cavallo: all'inizio non lo riconobbero, ma poi videro che uno di quelli era Galadhon che non aveva più i capelli e le orecchie mozzate. Era accompagnato da una donna ed un uomo completamente vestiti con abiti scuri e poco inclini a parlare con loro.
Appena i due gruppi si incrociarono si riconobbero a vicenda: Galadhon scese dal cavallo, ignorò tutti tranne Gildartz e subito puntò l'arco contro Raskol che non aveva mai visto fino ad allora.
"Da quanto tempo!" rivolgendosi al chierico.
"Galadhon?!" esclamò Vyzen nel vederlo in quel modo.
"Chi sei?! poi disse rivolgendosi a Raskol "mi avete abbandonato, questi sarebbero gli amici? Bene!
"Mio Dio Galadhon, posa quell'arco e vieni qui, amico." Gildartz era felicissimo di rivedere colui che reputava suo fratello.
Chi sei tu? Un loro ex compagno? intervenì Raskol.
"Non "ex". puntualizzò Vyzen ""Non era nostra intenzione Galadhon, siamo compagni nonostante tutto"
"Ma certo. Togliti il simbolo di Pelor Gildartz."
“Amico mio, non chiedermi questo. Cosa ti è successo?”
"Che scena commovente" disse con un evidente tono ironico il tizio con l'armatura di legno che accompagna Galadhon.
E tu chi saresti?
L'elfo non degnò nessuno neanche di uno sguardo e guardando negli occhi Gildartz disse: "Sono successe molte cose. Tu dove sei andato? Mi hai lasciato così, da solo... Senza preavviso. Devo dire che ci sono rimasto molto male."
L'altra che accompagna Galadhon lancia una frecciatina a tutti: "Male male, e questi sarebbero gli amici?"
"Amici..." e scoppiò in una fragorosa risata e poi indica il chierico "Forse solo lui, gli altri li darei in pasto ai pesci. Soprattutto quello" indicando Raskol.
“Ce la siamo vista brutta, sinceramente. Se ci fossi stato tu sarebbe andata meglio, è una lunga storia”
Non dire così, siamo i tuoi compagni ed amici."
"Sì, quando vi pare! Ma non ho mai dubitato di te."
"Devo chiederti una cosa." lo prese per un braccio spostandosi più in là rispetto agli altri.
Vyzen si frappose tra Gildartz e Galadhon e gli altri due individui ancora a cavallo, fino a quando uno dei due, quello con l'armatura di legno, gli disse: "E tu che vuoi?"
"Niente, voglio lasciare a loro due spazio per chiarisrsi"
"Ma levati" risponde questo spingendo il cavallo verso il cineta.
Vyzen si spostò dicendo "Ok, non voglio guai."
"Gildartz, puoi parlare anche qua davanti agli altri, hai qualcosa da nascondere?! poi guardando Raskol "Questo nemmeno lo conosco, se non fosse stato con Gildartz sarebbe già morto."
“Non ti ho mai sentito parlare in questo modo. Torna in te!” cercava in tutti i modi di smuovere l'animo dell'elfo.
"Te l'ho detto, sono successe tante cose per colpa vostra!" lo disse gridando.
"Ho sentito brutte voci sul tuo conto, dimmi solo se sono fondate o meno”
"Perché che si dice in giro?"
Raskol con aria sufficiente guardando gli altri disse "Questo è il vostro amico che ha fatto tutti quei casini?"
Azighos con il suo solito modo di fare rispose: "Secondo te?"
"Zitto!" rivolgendosi a Raskol: gli occhi dell'elfo erano iniettati di sangue, trapelava un profondo odio in quello sguardo.
Gildartz cercò di frenarlo tenendogli un braccio cercando di catalizzare l'attenzione dell'elfo su sé stesso: “Lo sai bene! Hai assassinato due draghi purpurei, o sbaglio?”
"Non lo so. Forse sì, forse no. E poi non me lo ricordo."
"Non mentirmi, non sono qui per farmi prendere in giro."
"Gildartz, è cambiato qualcosa in me. Vieni con me, allontaniamoci da questi che non hanno nemmeno i soldi per vestirsi decentemente."
"D'accordo, ma non insultarli, c'è un motivo se non abbiamo più nulla con noi e lo vedo che è cambiato qualcosa in te.
Siamo stati rapiti e derubati, per poco non siamo morti. Per questo non hai avuto nostre notizie. Il mio messaggio ti è arrivato appena ci siamo liberati"

"Sì, ho ricevuto il tuo messaggio. Ma non potevo entrare ad Eveningstar per motivi miei personali. E' stato il fato a farci incontrare."
"Dimmi cosa diamine hai combinato!"
"Niente di rilevante, solo cose che andavano risolte. Vieni con me o mi abbandoni come già hai fatto?"
“1: non so dove tu stia andando
2: sei accompagnato da due tizi che sembrano poco raccomandabili
3: sei sospettato di pluriomicidio.
Non posso fare finta di niente”

"Sì ma tu lo sai chi sono io, lo sai meglio di tutti. Caro Gildartz, sto andando alla ricerca di un artefatto perché devo dei favori."
“Non fuggire dai tuoi errori, se non vai a processo sarai giustiziato a vista, e non voglio che succeda”
L'elfo scoppiò in una fragorosissima risata e rispose: "Ma secondo te mi consegno a quei poveri sciocchi dei Draghi Purpurei? Dai Gildatz, pensavo mi conoscessi. Ti dico solo che mi sto dirigendo verso una antica roccaforte."
“Non sottovalutarli. Ti conosco e so che ti stai pentendo, non fregarmi. Puoi ancora rimediare ne sono certo. O forse vuoi diventare mio nemico? Arriveresti a tanto?”
"Tuo nemico mai, ma del tuo gruppo di cialtroni non me ne frega niente. E di consegnarmi ai Draghi Purpurei per una cosa che non ho fatto non ci penso proprio, e sono anche alla ricerca di un bardo grasso."
"Sai da che parte sto. Se prendi un’altra strada non c’è possibilità ed è per questo che ti sto chiedendo se sei stato tu o no: quelle guardie non si sono suicidate da sole! E poi stiamo cercando la stessa persona."
"Che motivo avrei avuto per ucciderli? Nessuno, e allora non vedo perché continuare con questo discorso."
"Mi confermi che sei stato tu?"
"Te lo ripeto: NON SONO STATO IO!" lo urlò e tutti lo sentirono. "Per caso sono l'unico che utilizza le frecce in tutto il Cormyr? No, allora non accusarmi se non hai le prove!"
"Mentendomi mi offendi." le mani di Gildartz si illuminarono di una tenue luce biancastra, le congiunse e intorno a sé quella luce si espanse in una sorta di cerchio che avvolse anche Galadhon. Aveva attivato la sua zona di verità.
"Sì, sono stato io!" esasperato e costretto dall'incantesimo Galadhon ulrò la verità. "Adesso che vorresti fare?! E' tutta colpa vostra!"
Il resto del gruppo si gelò a quelle parole. Raskol fece una battuta delle sue ed Azighos secco ed imperante gli disse di tacere.
"Colpa nostra? Non sei in grado di badare a te stesso? Noi stavamo per morire."
"Non sei l'unico che stava per morire, Gildartz. non sai quello che ho passato mentre vi cercavo e questo mi merito?"
"Qualunque cosa tu abbia passato non giustifica quegli omicidi, lo sai bene."
In quel momento Galadhon perse la testa, complice anche Raskol che non sta mai zitto: rapidamente incoccò due frecce dirette verso il mago che per sua fortuna si ritrovò una barriera di sassi e terra a bloccare la traiettoria. Vyzen fece appena in tempo e tirò un sospiro di sollievo.
In cagnesco Galadhon, rivolgendosi a Raskol, disse gridando: "Nessuno mi deride, soprattutto tu, o farai la fine dei Draghi Purpurei. Hai capito?!"
Raskol nel panico continuò dicendo "Cercate di far rinsavire il vostro amico!"
A quel punto Gildartz fu costretto a bloccare il suo amico: le sue mani si illuminarono di nuovo e Galadhon fu avvolto da quella luce che lo bloccò impedendogli ogni movimento, ma ovviamente poteva ancora parlare.
"Raskol, sta zitto!"
"SEI DIVENTATO PAZZO PER CASO?!" Gildartz stava perdendo la calma e urlò queste parole in faccia all'amico.
"Non è colpa mia se vai in giro con degli sciocchi, Gildartz."
"Hai scagliato delle frecce contro un amico, senza motivo per giunta."
"Amico è un parolone..." sentenziò quasi a bassa voce Vyzen.
"Se ti arrabbi per così poco hai qualche problema, amico."
"Si permette di fare così solo perché sa che è protetto da voi. Se vuoi la risolviamo io e te, hai capito?! Cineta, non ho niente contro di te." rivolgendosi a Raskol.
Raskol rimase indifferente a quelle parole continuando a guardare l'elfo.
"Lascialo stare! Neanche lo conosci! E TORNA IN TE, STUPIDO!"
Vyzen cercò di metterci una pezza: "Tranquillo Galadhon, risolviamo le cose con calma."
Galadhon fece un profondo respiro per cercare di calmarsi. "Gildartz, ora sono calmo. Puoi anche liberarmi."
Gildartz fece finta di non sentire e rispose: “Bene, torniamo a noi. Vedo che hai dei nuovi compagni, perché non ce li presenti?”
"Sì, lei è Joaria e lui Hirdaz. Ti ripeto che ho il tempo contato, liberami. Devo cercare un artefatto o ci rimetto la pelle. E' gente raccomandabile anche per voi, fidati. Devo trovare ed uccidere anche quel bardo."
"Ci mancava solo che dovessi morire per mano di un vostro amico." disse a bassa voce il mago.
"Cialtrone!" beh, l'elfo anche se si era tranciato le punte delle orecchie aveva ancora un buon udito.
"Ancora, chiudi il becco! La prossima volta potrei non essere così veloce, lo sai?" tuonò Vyzen rivolgendosi a Raskol.
"Stavamo venendo ad Arabel per te, che tipo di patto hai stretto?!"
Per quasi tutto il tempo era stato in silenzio, ma questa volta prese la parola anche lui: "Anche se non ascolti Gildartz ci rimetterai le penne, idiota."
"Tu mago sta zitto! Mi sei sempre stato sul cazzo e lo sai. Gildartz, non è un patto ma un favore che devo fare ad una persona che mi ha salvato la vita."
Raskol si allontanò dal resto del gruppo mettendosi vicino ad Akama.
Azighos rispose alle parole di Galadhon: "E' reciproca la cosa idiota, ma di certo non voglio che passi dalla parte del nemico."
"Non lo voglio nemmeno io questo. Ma se Gildartz mi libera potremmo trovare un accordo."
"Ti è bastata una settimana da solo per passare al nemico? Cosa ne è dell’Eroe della Valle del Vento Gelido e del Protettore di Alto Corno?"
"Sì, Protettore di Alto Corno... Vallo a dire al Capitano di Eveningstar che mi ha deriso ed umiliato! E' questo il ringraziamento, èh?!"
"Io è dall'inizio che cerco un accordo con te."
"Fa silenzio elfo. Probabilmente c'è un modo per non farti condannare come omicida, ma non devi fare sciocchezze." anche Azighos cominciava a perdere la pazienza.
"Porco Pelor! Quale sarebbe questo modo?! Ti ascolto, mago."
Gildartz fece di tutto per trattenersi: "Non azzardarti mai più a bestemmiare in mia presenza! Combatti i tuoi fottuti demoni, ti basta davvero così poco per farti uscire di testa?! Ascolta, voglio trovare un modo per non farti uccidere, quindi torna con noi e finiscila di fare il pazzo solo per dimostrare che sei forte. Accidenti, sei più debole di quanto pensassi"
Vyzen si avvicinò all'elfo dicendogli: "Possiamo risolvere tutto questo compagno, ora spiegati però.. cosa ti è successo da quando sei scappato?"
"Non voglio guai, voglio solo recuperare l'artefatto e volevo semplicemente chiedervi se volete unirvi a noi. Vi darò la mia ricompensa, ci sono molte monete d'oro in ballo. Poi ovviamente voglio uccidere quel bardo."
"Quel bardo probabilmente è un mago molto potente, elfo."
"A me non sembra l'atteggiamento di uno che non cerca guai. Ti avrei preso a mazzate se fossi stato un altra persona. Ancora con questo artefatto. Se vuoi cercare questo bardo, e hai una pista, unisciti a noi o andrai a morire. E poi, dopo averci dato la tua ricompensa cosa farai? Fuggirai di nuovo?"
"Se necessario sì, ma se il mago mi dirà il modo per non andare a processo..."
"Troveremo il bardo, ma poi dovrai venire con noi." con molta calma Azighos si avvicinò all'elfo.
Vyzen però rischiò di rovinare tutto dicendo: "Non credo tu possa evitarlo ormai, la situazione è grossa"
"Allora fuggirò. Gildartz, ho risorse e monete e troverò un modo. Mago, se vi unite a noi avrete più possibilità di sconfiggere quel bardo."
“La mia idea è questa: combatti per le forze alleate! Non possono ignorare un forte guerriero come te” Gildartz cercò di mettere una pezza alle parole di Vyzen.
"Redimiti agli occhi di tutti."
Intanto Raskol dalle retrovie: "Dove si trova?"
"L'unico modo per redimerti, è servire al Cormyr un grande servizio e, a quanto pare potrebbero avere bisogno di aiuto, dato che ci sono venti di guerra. Troveremo il bardo, riprenderemo ciò che ci appartiene, ma poi dovrai fidarti di noi, non hai altra strada. A meno che tu non voglia passare con il nemico"
"Sì, ma ho un incarico da svolgere o ci rimettiamo tutti le penne."
Raskol insiste: "Hai detto di sapere dove si trova."
"Non sto parlando con te! Devi stare ZITTO!"
"Le guardie ti stanno cercando, hai ucciso dei semplici soldati senza motivo, è vero?"
"Te la stai cercando, Raskol."
"Gildartz, fà stare zitto quel buffone."
"Come potete fidarvi di una persona così?!" disse Raskol rivolgendosi al resto del gruppo.
"Avanti magari digli che lo odi apertamente, forza. Voglio vedere che succede appena rimuoverà l'incantesimo Gildartz."
"Se il vostro amico è impazzito non è colpa mia, ha attaccato me non te."
"Lascialo stare Galadhon, ci ho già pensato io a suonargliele per bene, ecco bravo ignoralo." poi rivolgendosi a Raskol "E se non era per me saresti già morto."
Raskol ignorò Vyzen e continuò: "È vero che li hai uccisi senza motivo?"
"Il motivo c'era: sono stato deriso ed umiliato."
Gildartz poi si rivolse all'altro mago: "Azighos vieni qui, facciamolo ragionare."
"Eh, ci sto già provando."
In risposta a Galadhon, Raskol rincarò la dose: "E basta così poco? E' una motivaione necessaria per te?"
"Ma tu che ne sai di quello che abbiamo passato noi?! Non lo sai e parli! Ringrazia il tuo Dio che sono bloccato altrimenti saresti già morto."
"Come possiamo fidarci di una persona così?" disse Raskol ancora una volta rivolgendosi a tutti.
Gli occhi di Galadhon mostravano tutto il disprezzo, l'odio e il ribrezzo del mondo per quell'umano che sparlava di lui con i suoi vecchi compagni: Gildartz... Fà tacere il tuo amico..." il blocco impostogli da Gildartz era troppo forte, ma si percepiva anche nell'aria che fremeva.
"Tu non ucciderai nessuno, Galadhon."
"Fate silenzio tutti quanti e non interferite con Gildartz e Galadhon." tuonò Azighos.
“Mettiti nei nostri panni. Con te non si può ragionare, perdi le staffe in meno di un secondo. Sei arrivato ad uccidere due guardie, per gli dei!”
Intanto i due compagni attuali di Galadhon scendono da cavallo.
"Calma ragazzi." Disse il ranger rivolgendosi ai suoi attuali compagni di viaggio.
Hirdaz rispose a Galadhon: "Sono calmissimo elfo, ma le cose potrebbero cambiare in poco tempo."
"Gildartz, lasciami andare, non attaccherò nessuno, mi sono calmato."
"Hai appena minacciato di morte Raskol, non sei calmo."
"Se la smette di parlare nessuno si farà male. Ho comunque delle faccende da sbrigare ed in fretta, liberami Gildartz."
"Quali faccende? E per conto di chi?"
"Devo recuperare un artefatto, te l'ho già detto prima. Questo serve ad una setta che adora Bane. Li ho visti solo una volta e mi hanno minacciato di morte se non svolgevo questo incarico."
“Senti, non farmi incazzare. Sei alleato con dei seguaci di Bane?”
"Alleato?!" fece una risatina "Costretto più che altro! O quello o ci rimettevo la pelle, che avresti fatto tu Gildartz?"
"Allora torna ad eveningstar, ora che ne hai la possibilità. Moriresti comunque, quindi meglio trovare un accordo. Ti fidi più di me o dei seguaci di Bane?"
"Hirdaz, liberami."
L'individuo puntò le mani nella direzione dell'elfo e dopo che si illuminarono di una luce violacea per un secondo Galadhon sentì di nuovo il suo corpo muoversi normalmente.
"Ti ripeto Gildartz, io non mi fido di loro ma morirei comunque."
"Elfo, sai che non mi sei mai piaciuto, ma non voglio vederti morto, ne per mano di qualche fanatico di Bane ne per mano della giustizia del Cormyr. Ascoltaci, vai in carcere, li sarai al sicuro da coloro che ti vogliono morto, intercederemo noi per te, faremo in modo che ti sia data la possibilità di redimerti. Se non accetti vai incontro a morte certa, in cuor tuo lo sai già."
"Chi mi dà la sicurezza che non verrò giustiziato?!"
"Abbiamo già parlato con il Capitano, è una buona persona."
"Non penso che sarebbe disposta a perdonarmi, non mi voglio prendere questo rischio."
"Sì se tu avessi modo di dimostrare il tuo valore in battaglia. La guerra sta arrivando e devi scegliere da che parte stare."
"Rischio? È la cosa più sicura che hai a disposizione."
"Voglio un documento firmato da un'alta carica dei Draghi Purpurei nel quale si dice che verrò assolto anche se colpevole. Non mi fido dei Draghi Purpurei."
"Non devi fidarti di loro, ma di noi, abbi fiducia in Gildartz: lo sai che non ne rimarrai deluso."
Azighos di nascosto preparò un incantesimo che però a quanto pare non andò a buon fine.
"Vorrei fidarmi di voi, ma non posso."
"Non ha senso!"
"E' stato un piacere rivederti Gildartz, ma preferirei morto per una mia scelta che giustiziato o carcerato. Quindi se non siamo d'accordo ognuno per la sua strada, mago."
"Questa è la scelta di un codardo, sei davvero un codardo, elfo?"
L'elfo ignorò quelle parole: "Fatti fare quel documento e di sicuro verrò con voi."
“Sei nel torto, ti aspetti che ti accolgano a braccia aperte? Come ti ha detto Azighos, dipende da noi, quindi è di noi che devi fidarti."
Nel caso loro volessero comunque giustiziarmi? Cosa faresti Gildartz? Li fermeresti? Non penso!"
“Si ma se poi il tizio che ti ha commissionato la missione ti uccidesse?“
"Te lo ripeto, elfo, sei davvero così codardo da aver paura di un po' di carcere? Non credevo che lo fossi."
"Il tizio mi ha già salvato la vita una volta, se avesse voluto uccidermi sarei già morto."
“Di sicuro sono molto più affidabili i seguaci di un abominio di Dio, pensi questo?”
"Sì, perché oramai è anche il mio Dio."
Gildartz perde le staffe e lo prese di forza in petto: "CHE COSA?!"
"Accompagnamolo no? Dopo aver svolto la missione potremmo finalmente parlare della sua consegna!"
"Né io né Gildartz lavoreremo per Bane, punto."
"E il bardo? Lo affronterete da soli? Pensate di sconfiggerlo facilmente?" disse sprezzante.
"Non mi interessa questo, è della tua follia che stiamo parlando."
"Io vado, ci rivedremo ad Arabel tra 2 o 3 giorni. Ci vediamo nella taverna del viaggiatore. Mago, cerca di rimediare quel documento. Se lo rimedi probabilmente questo non sarà un addio."
"Lo rimedierò se ci restituirai i nostri soldi, adesso."
"Sono anche i miei, non solo vostri. Però te ne darò la metà ora e l'altra metà quando ci rivedremo con il documento."
"Quello che ci spetta, niente di più."
“Basta, me ne voglio andare. Galadhon, fa ciò che vuoi, presentati alla taverna del viaggiatore tra 3 giorni esatti. Se non dovessi esserci ti considererò mio nemico, senza se e senza ma. Fanculo il documento.”
"Dammi una data precisa, un orario ed un luogo dove incontrarci."
"Tra 4 giorni ad Arabel, alle 6 del pomeriggio alla taverna del viaggiatore."
"Bene, e 4 giorni siano. Vale lo stesso discorso." Detto questo il chierico si allontanò da lì.
"Bene, ora dacci i soldi che ci spettano."
Galadhon ordinò ad Hirdaz di lasciargli 3000 leoni d'oro e così il suo nuovo compagno fece.
"Erano molti di più una volta, ma scommetto che ne hai avuto bisogno èh?"
"Non ti preoccupare mago, quando tornerò ne avrai molti di più e se avrò il documento non immagini quanti!"
"Spero che avrai ancora la tua vita e un briciolo di buon senso. Bene, ci vediamo tra 4 giorni ad Arabel."
"Che Bane sia con voi."
"Non ripeterlo di fronte a Gildartz: se per te la religione è un gioco, sappi che per lui non è così."
I due gruppi si salutarono. L'elfo salì sul suo cavallo e si diressero verso Eveningstar.
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