Akama, il Mezzelfo dell'Alba

Akama nacque nelle terre che oggi chiamano Cormyr tra le grandi foreste delle terre elfiche. Questo suonerebbe strano a chiunque abbia studiato un po' di storia: come può un mezzelfo essere nato nelle terre degli elfi prima che costoro si alleassero con gli umani? La storia di Akama inizia con la fuga della madre, Tillis, da un insediamento umano: sin da giovanissima fu una serva del capo dell'insediamento ed era sfruttata in ogni momento e per ogni evenienza. Quando il figlio del capo villaggio raggiunse i 16 anni tentò di stuprarla ma lei riuscì a divincolarsi e a scappare via. Il suo aggressore prese il suo cane da caccia, l'arco e chiamò la sua guardia per inseguirla. Tillis fuggì verso la foresta e vi si addentrò per almeno un chilometro e mezzo, saltando rovi, oltrepassando cespugli e scivolando più volte nel fango, prima di essere raggiunta da una freccia che la colpì su una gamba facendola cadere a terra senza più la forza di rialzarsi. Oramai non aveva neanche la forza di gridare. Venne raggiunta dal cane da caccia che le azzannò un piede lacerandoglielo gravemente, ed in quel momento sentì un ruggito e dei passi pesantissimi: si voltò ed in preda al panico, a causa di ciò che aveva visto, gettò un ultimo urlo disperato. Un orso, che ad occhio e croce era alto 2 metri e mezzo, stava correndo verso di lei ma azzannò il cane dilaniandolo e lo ridusse in brandelli. In quel momento sopraggiunsero i due, il figlio del capo e la sua guardia, ma prima ancora che uno dei due potesse fare qualcosa vennero intrappolati da dei rovi magici. Tillis riusciva a mala pena a rimanere cosciente, quando una figura esile e bellissima di una donna dai capelli dorati e la pelle bronzea, la raccolse da terra e le accarezzò il viso: forse Tillis capì di essere al sicuro e perse i sensi. Quella fu l'ultima volta che lei vide degli umani.
Si risvegliò in una stanza ben decorata, fiori ovunque, tantissima luce e la bellissima donna al suo fianco. Le spiegò che lei era Usanea, l'unica elfa del sole presente lì nel Tempio della Primavera, mentre gli altri erano tutti elfi delle foreste. Gli elfi accolsero la giovane donna tra le mura del Tempio di Lathander, anche se poco tolleranti con le altre razze questi elfi consideravano questo avvenimento come l'inizio di qualcosa di nuovo per le loro vite.
L'umana si innamorò di un elfo, Lastrid, e da questo amore nacque Akama, un mezzelfo. I suoi genitori cercarono di mantenere il segreto, ma quando nacque Akama tutto precipitò: il padre perse il titolo di Portatore dell'Alba e la madre fu additata come colei che aveva sedotto un elfo puro per generare quello che era uno schifoso miscuglio tra razze. Nonostante ciò non cacciarono la neo-famiglia dal tempio e, anzi, sin da subito il piccolo Akama venne istruito nell'uso della spada e dell'arco e nella via dei Portatori dell'Alba di Lathander grazie ad Usanea che convinse gli alti prelati del Tempio.
L'infanzia di Akama fu difficile poiché era un mezzo sangue e veniva trattato con sufficienza: i suoi coetanei elfi, che avevano più o meno 120 anni, divennero Paladini di Lathander ufficialmente, ma Akama che ne aveva a mala pena 30 non lo diventò. Era troppo giovane. Forse la mente ottusa dei suoi precettori non capiva che un mezzelfo non era longevo quanto un elfo ed infatti visse per tutta la vita senza esserlo formalmente, anche se in cuor suo incarnava perfettamente i precetti e gli insegnamenti del Signore del Mattino. Legò molto con Rashtash che a differenza sua studiava le arti arcane e forse era l'unico che riusciva a vedere del potenziale in Akama: il mezzelfo non era intelligente ed agile come un elfo, ma era sicuramente più abile e robusto fisicamente e questo si capiva anche dal numero di ore di allenamento fisico giornaliere che in alcuni casi erano anche il doppio rispetto ai suoi compagni elfi. Forse sono state proprio le sue abilità o la sua resistenza fisica ad attirare le attenzioni di una giovane ranger, Ahnvae, che si innamorò di lui e all'età di 45 anni Akama si sposò con lei.
La storia del Tempio vi è ormai nota: la notte dell'attacco Akama fece di tutto per proteggere i più giovani e i più anziani membri del tempio contro quell'orda di creature della notte. Vide suo padre morire sotto i colpi di 3 creature, sua madre madre decapitata e perse di vista sua moglie. Si fece strada fino all'ala est del tempio e nell'anticamera vide Rashtash prendersi l'anima di Ahnvae che proteggeva dei bambini. Cercò di colpirlo con tutta la forza che aveva in corpo ma accecato dall'ira perse il controllo e sopraffatto dalle emozioni fu facilmente battuto dal suo vecchio amico. Il necromante gli risparmiò la vita, inizialmente.
Akama in lacrime fuggì dal tempio e condusse i pochi sopravvissuti nella foresta. Era l'ultimo combattente rimasto, non era neanche un paladino, e quella decina di elfi si affidarono a lui che era un mezzosangue.
Nelle notti seguenti alcune creature della notte attaccarono l'accampamento di fortuna ma Akama riuscì sempre a respingerle fino a quando, preso dall'ira nuovamente, decise di mettere fine a tutto questo. L'ira fu la causa della sua morte: Rashtash durante lo scontro evocò lo spirito della moglie del mezzelfo e questo gli fece perdere il controllo. Fu sconfitto facilmente.
Da quel giorno il suo spirito, ogni notte, parte dal punto in cui c'era l'accampamento di fortuna dei sopravvissuti e si dirige al Tempio della Primavera, o Tempio Nero fino all'arrivo degli Eroi.