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Tra gloriose vittorie e amare sconfitte l'avventura di un gruppo di eroi continua.
 
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 La Mano Nera e l'Esilio

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MessaggioTitolo: La Mano Nera e l'Esilio   La Mano Nera e l'Esilio EmptySab Nov 09, 2019 2:39 pm

Mentre il gruppo era prigioniero dell'illusione

Galadhon per qualche giorno decise di isolarsi. Fece di tutto per salvare la vita dell'amico Mulgram già una volta, ma la seconda volta non ci fu nulla da fare purtroppo. Era scosso, non aveva retto particolarmente bene quel trauma. Aveva già perso compagni durante le sue avventure, un mago di nome Azighos che stranamente si chiama come il loro attuale compagno, un investigatore incontrato nelle paludi fuori le terre del Cormyr di nome Hidan ed un cacciatore durante la battaglia di Alto Corno che fece solo in tempo a donare del denaro per contribuire alla colletta per far tornare in vita l'amico Mulgram. Con l'abile guerriero è sempre stato in competizione, erano rivali, ma amici. Cresciuti e rafforzati nello spirito e nel corpo durante il loro peregrinare nelle gelide lande ghiacciate del Lontano Nord.
Si rinchiuse nella sua solitudine per giorni e decise di ritrovare un legame con la natura e richiamare a sé l'ennesimo lupo.
Qualche giorno prima della liberazione del gruppo dalla prigione illusoria, l'elfo decise di tornare ad Eveningstar. Lì non trovò i suoi compagni: non avrebbe perso anche Gildartz, questa volta non avrebbe permesso a nessuno di portargli via un altro amico. Si impegnò con tutto sé stesso nel trovare informazioni e collaborò, fino ad un certo punto, con le guardie e la Prima Spada di Eveningstar Marsilia Fulminpolvere: scoprì che un uomo grasso aveva adescato il gruppo in una delle taverne della città promettendogli conoscenza e denari in quantità che potevano trovare in una piramide in mezzo al deserto. Apprese che non c'era nessun deserto nelle vicinanze, ovviamente, e che il gruppo non era mai stato visto uscire dalla città ma il panzone sì e con un carretto coperto da un telo nero e si dirigeva verso est, verso Arabel. Qualcosa però in quel momento nella sua anima cominciava ad incrinarsi: dopo un litigio con una delle guardie decise di aspettarla nell'oscurità mentre stava per montare la guardia alla porta est e la colpì con tutta la violenza del suo arco e delle sue frecce. Le urla della guardia le sentì un'altra guardia che accorse subito sul posto, anche quell'uomo fu fatto fuori istantaneamente.
Da quel momento iniziò il suo periodo di latitanza. Scappò a qualche chilometro da Eveningstar dove però una guardia di passaggio lo trovò e dopo momenti di tensione nei quali la guardia riuscì a sottrargli addirittura i soldi, l'elfo riuscì a riprendere tutto e a darsi alla macchia. Dopo 3 giorni di cammino arrivò ad Arabel dove i suoi problemi continuarono. Passò la notte in una locanda che era abbastanza vuota, provò a parlottare con un individuo, non aveva ben capito né razza né fisionomia perché tendeva sempre a coprirsi il volto con un cappuccio marrone scuro: l'unica cosa che lo contraddistingueva era un equipaggiamento che faceva ben intendere di non essere l'ultimo arrivato ed una piccola vipera che ogni tanto sbucava dal cappuccio o dalle maniche della sua maglia. L'uomo non rivelò il suo nome, si limitò a poche parole e congedò Galadhon che prese una stanza per la notte nella quale provò a cambiare le sue fattezze: si rasò i capelli e provò a rimodellare le sue orecchie con un pugnale per sembrare umano, invece rendendosi un elfo inguardabile e con le orecchie mozzate.
Il mattino seguente un lampo di stupidità lo indusse a scassinare una porta di un'abitazione in pieno giorno in una delle vie principali della città. Lo beccarono subito e lì cominciò una rocambolesca fuga per le strade della città che coinvolse anche un potente mago della guerra che si teletrasportava in ogni posto dove l'elfo provava a fuggire. Erano sul punto di catturarlo quando esplose una bomba fumogena: Galadhon non capì bene cosa stesse accadendo, ma l'uomo della taverna lo trascinò in un'abitazione nascondendosi in una botola nascosta con lui e gli intimò di stare zitto. Gli disse chiaramente che avrebbe dovuto ripagargli il favore e l'elfo accettò; gli prestò anche una bacchetta per modificare il suo aspetto. Grazie a quel congegno magico riuscì a passare una giornata tranquilla e a ritrovarsi il giorno seguente a dover seguire di nuovo quell'individuo in una taverna che sembrava essere praticamente riservata solo per quelle 8 persone. Uno di loro, un uomo imponente, alto circa 1,80m pelato e con i simboli di Bane sull'armatura, costrinse l'elfo a giurare fedeltà al suo Dio e a intraprendere una missione per recuperare un artefatto importantissimo: il Mantello dell'Oscura Verità. In questa missione sarebbe stato affiancato da due tizi Joaria e Hirdaz. Così partirono ed incontrarono il suo vecchio gruppo.
Dopo l'incontro, quasi scontro, tra i due gruppi i tre guidati da Galadhon partirono verso la Cripta Dimenticata dove ad attenderli c'erano degli enormi costrutti, forse costruiti da una società nanica vissuta lì secoli fa. L'ultimo che incontrarono era tremendamente devastante: con una sola cannonata fece fuori un'intera parete della cripta ma riuscirono a buttarlo giù solo con un po' di fortuna ed un'intuizione.
Tornarono ad Arabel, l'elfo chiese la ricompensa ma ovviamente il sacerdote gli disse che l'avrebbe avuta soltanto nel momento in cui si sarebbe unito a loro: lui tentennò ed andò incontro ai suoi compagni ai quali aveva detto ora, giorno e luogo per l'incontro.

Hammer 21

Il gruppo composto da Gildartz, Azighos, Raskol, Vyzen ed Akama continuò il suo viaggio verso Arabel. Erano tutti un po' scossi dall'incontro con il vecchio compagno Galadhon che era effettivamente un po' cambiato o forse era una maschera o forse ancora era costretto ad agire in quella maniera.
Arrivarono ad Arabel dove furono subito presi in custodia dai Draghi Purpurei che li portarono al cospetto del Lionar Dutar: dopo un interrogatorio durato svariati minuti il Lionar li rilasciò poiché si dimostrarono fedeli al Regno del Cormyr e promisero al Lionar stesso che avrebbero fatto di tutto per aiutare la giustizia del Cormyr. Qui conobbero anche Galados, il mago della guerra che spiegò loro cosa avevano incontrato per strada e che diede parecchie informazioni a Raskol.
Intanto andarono dalla Lady Lord Myrmeen Lhal, ex Arpista, che promise loro che avrebbero avuto il sostegno necessario a ritrovare le loro cose e il colpevole di tutto ciò che gli era capitato. Per aiutarli convocò il suo braccio destro Westar, il suo araldo, che tramite i suoi contatti li mandò di nuovo dal Lionar: lì il capo dell'ordine pubblico di Arabel presentò loro un tizio poco raccomandabile dei bassi fondi, ma che sembrava sapere il fatto suo.
Il pomeriggio fu un po' problematico: un'anziana e le sue profezie diedero molto da pensare a Raskol che poi andò in una taverna protetta magicamente dove uno sconosciuto avvicinò lo stesso mago provocandolo: il mago spazientito reagì con un incantesimo difensivo, ma venne fulminato dalle rune protettive della taverna. Il gruppo alla fine si riunì, e aspettarono che Raskol si riprendesse per bene e con quel tizio poco raccomandabile andarono nei bassifondi dove videro le sue capacità: un'arena con combattimenti clandestini e scommesse clandestine. Quel tizio utilizzò i suoi coltelli nel miglior modo possibile ed eviscerò il suo avversario. Da lì partì seriamente la ricerca del ladro panzone. Grazie all'astuzia e al sapersi muovere nei bassifondi del tizio conosciuto grazie al Lionar riuscirono a sopraffarlo senza grandi sforzi. Recuperate tutte le loro cose, ora non restava altro che trovare Galadhon.
Il giorno seguente però si ritrovarono immischiati nella ricerca della donna che pronunciò la profezia a Raskol: era a quanto pare la guida di una comunità di Kelemvor, il Dio della morte. La ritrovarono, la riportarono al suo campo fuori città e finalmente poterono concentrarsi sui loro due principali obiettivi: evocare l'Erinni e recuperare Galadhon.
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